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UNA STORIA ANTICA
Il vitigno era già noto ad Etruschi e Romani
Il Lambrusco deriva dal vitigno “labrusca”, già noto agli Etruschi e ai Romani, ancor prima ai Galli Liguri. Catone ne parla nel II sec. a.C. nel “De Agri Cultura”.
Lucio Moderato Columella, Plinio il Vecchio, enciclopedico romano, e Discoride, medico e farmacologo greco, citano spesso la “labrusca” già nel I secolo. A proposito delle caratteristiche di questo antico parente del Lambrusco, il grande naturalista morto durante un’eruzione del Vesuvio è piuttosto chiaro. In un latino cui non serve traduzione af- ferma che è “singulare remedium ad refrigerandos in morbis corporum ardores”.
C’è testimonianza di un suo trasporto alla cantina ducale il 29 ottobre 1693 e mezzo secolo più tardi, la sua presenza a corte è già consolidata, tanto che nei documenti relativi si parla di “uve nere forti”, provenienti da varie zone del modenese, tra cui Sorbara.
Il più grande ampelografo italiano, Italo Cosmo, nella sua monumentale opera “Principali vitigni di vino coltivati in Italia”, descrive tre diversi Lambruschi modenesi: il Grasp- arossa, il Salamino ed il Sorbara, che viene giudicato dallo
stesso Cosmo il più importante, perchè dà un vino più pre- giato.
  IL MONUMENTO
Un Grappolo a regola d’Arte
Impossibile non notarlo quando si transita nei pressi della rotonda tra la Vignolese e la Nuova Estense alle porte di Modena. Stiamo parlando del Monumento al Lambrusco realiz- zato dall’artista modenese Erio Carnevali: un grande grappolo di vetro pieno dei colori del vino, fuso e plasmato da maestri vetrai di Murano.
L’opera raffigura un grappolo di uva Lambrusco, legger-
mente inclinato, alto dodici metri e largo, nella parte superiore, poco più di sei metri. Gli acini, di diverso diametro e forma, sono 240, tutti in vetro soffiato, prodotti nelle fornaci di Murano da una équipe scelta per capacità e professionalità.
Le foglie, di varie dimensioni, sono in rame per ricor- dare, in particolare, i colori dell’autunno. In gran parte collocate “naturalmente” sul tralcio superiore del grap- polo, alcune di esse assolvono anche alla funzione di protezione dello stesso dagli agenti atmosferici.
I colori sono per alcuni aspetti aderenti alla realtà, per altri espressione del significato che Carnevali ha inteso dare all’opera, cogliendo il senso della luce (attraverso l’ambra) per pervadere l’opera di leggerezza attra- verso le diverse trasparenze del vetro. Ci sono colori, come le tonalità di arancione e l’ametista, che si perce- piscono nei riflessi dei chicchi solo al tramonto.
Si tratta di un’opera imponente, tra le più grandi se non la più grande al mondo con il prestigioso marchio del vetro di Murano.A completamento, è stato realizzato un Germoglio più piccolo, posto in un’area prossima alla rotonda, che sembra marcare il territorio prepa- rando l’occhio del visitatore alla grande scultura.
  NEL CUORE DEGLI ITALIANI
Il Lambrusco precede Chianti e Montepulciano nella classifica dei vini più venduti
Italiani pazzi per il lambrusco.
La conferma arriva dai risultati di una nuova ricerca di Iri presentata in aprile al Vinitaly.
Il vino più venduto in Italia nei supermercati è il Lam- brusco. Secondo la ricerca dell’Iri per Vinitaly, il rosso frizzante modenese si riconferma in cima alle prefer- enze con 13,04 milioni di litri venduti per un valore di quasi 48,40 milioni di euro. Al secondo posto c’è il Chianti seguito a sua volta dal Montepulciano d’Abruzzo, lo Chardonnay, la Barbera, la Bonarda, il Vermentino, il Sangiovese, il Nero d’Avola e il Pro- secco. Il mercato del vino nella GDO, dopo il calo del 2018, ha iniziato il 2019 in ripresa con un aumento della vendita di vini a denominazione d’origine pari al 5,3%.
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