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e raffreddamento ad aria. Da questo nuovo moto- re derivano tutti gli altri modelli giunti fino ai nostri giorni, vincitori su tutte le piste del mondo. Arriveran- no presto la 750 F1 del 1985 (di cui verrà allestita una versione “Laguna Seca” per celebrare la vittoria sulla pista californiana di Marco Lucchinelli che rima- ne l’ultima vittoria a pari cilindrata di un bicilindrico contro le quattro cilindri giapponesi nel mondiale per derivate di serie che diverrà la attuale Superbike) e la Paso del 1986, prima moto da strada totalmente carenata, disegnata da Massimo Tamburini, uno dei due fondatori della Bimota. Di questi anni sono pure le poco fortunate custom della serie “Indiana” e le Cagiva Elefant con motore Ducati. La 851 progettata dall’ing. Massimo Bordi, presentata nel 1987, fu la capostipite delle moderne 4 valvole raffreddate a li- quido, la prima ad adottare il motore Desmoquattro, basato sulla tesi di laurea dello stesso ing. Bordi; il Monster venne invece introdotto nel 1993, disegnato da Miguel Galluzzi e la 916 nel 1994, disegnata da Massimo Tamburini. Quest’ultima venne sviluppata negli anni seguenti con i nomi (derivati dall’aumento della cilindrata) di Ducati 996 e Ducati 998. Nel 1997, ancora con il contributo di Miguel Galluzzi, la Ducati ha presentato la serie ST (sport-turismo) che si è proposta come una serie di motociclette sportive dall’utilizzo più fruibile, più protettive e comode an- che per il passeggero ed in grado di poter essere facilmente equipaggiabili con borse e bauletti per i bagagli necessari per affrontare lunghi viaggi. La serie ST comprende la ST2 (motore a 2 valvole di 944 cm3 raffreddato a liquido), la ST4 (916 cm3, quattro valvole), la ST4S/ST4S ABS (996 cm3, prima moto italiana ad essere equipaggiata con dispositivo ABS) e la ST3; la produzione di questa serie viene cessata nel 2007. Un’altra particolarità della casa emiliana è quella di essere stata la prima a mettere in vendita una motocicletta solamente via internet, nel 2000 con la Ducati MH900e. Grazie al successo dell’iniziativa nasce una società apposita destinata al commercio elettronico, la Ducati Com. Nel 2002 na- sce la Ducati 999 (disegnata dal sudafricano Pierre Terblanche) che sancisce la fine della gloriosa serie 916, 996, 998 (l’ultima versione della 998 fu la Fi- nal Edition). La 999 non ottiene gli stessi entusiastici consensi delle sue progenitrici ma certo non sfigura nel mondiale superbike vincendo il titolo al suo primo anno di corse con l’inglese Neil Hodgson nel 2003 e successivamente con un altro inglese, James Tose- land. Il dominio Ducati si interrompe nel 2005, con la vittoria di Suzuki con l’australiano Troy Corser, per poi continuare nel 2006 con l’australiano Troy Bay- liss già vincitore del titolo nel 2001 su Ducati 996. Nel 2003 viene presentata la Ducati Multistrada è una moto di categoria “on/off-road”. Al momento della presentazione l’unica cilindrata offerta era di 1 000 cm3, è stata affiancata nel 2005 dalla versione minore di 620 cm3, prodotte entrambe fino al 2006. Nel catalogo del 2007 sono presenti due versioni
della Multistrada: la 1100 e la 1100 S che verranno prodotte fino al 2009.
Entrambe montano un motore bicilindrico a L di 1078 cm3 da 95 CV. Lo stesso motore equipaggia la Du- cati Hypermotard, con la differenza che nel motore di quest’ultima la frizione è a secco. La versione base è disponibile in una sola colorazione, rossa, mentre per la versione S esistono anche le colorazioni nera e bianco perla. Nel 2010 è stata presentata la secon- da serie, con un design completamente rivisto e nella nuova cilindrata da 1200 cm3, questa nuova serie viene sempre presentata nelle due versioni “base” e “S”. Per quanto riguarda un particolare il Multistrada torna al passato, utilizzando 1 candela per cilindro anziché il sistema dual spark; inoltre guadagna il ba- samento Vacural che le fa perdere qualche kg, più al- tre parti che limano ancora il peso, inoltre la strumen- tazione è come quella della Ducati Streetfighter. Nel 2005 viene presentata la nuova serie SportClassic che inizialmente consta di due modelli: la PaulSmart 1000LE e la Sport1000, entrambe prodotte nella se- rie versione monoposto. A partire dal 2006 la gam- ma SportClassic viene ulteriormente ampliata con i modelli Sport1000 Biposto e GT1000, mentre nel 2007 viene presentata la Sport1000S. La gamma SportClassic, disegnata sempre da Pierre Terblan- che, si colloca nel segmento delle moto “modern classic”, cioè moto che seppur mantenendo contenuti tecnici moderni, riprendono per forme e grafica le moto Ducati prodotte negli anni ‘70, quali la 750 SS o la 750 GT. Tutte le moto della gamma sono dotate del propulsore a L a due valvole con comando de- smodromico da 992cc. Sempre nel 2006, in linea con quanto dichiarato dal presidente Minoli al World Ducati Week 2004, è stata presentata la versione stradale della Desmosedici, la moto che corre nel mo- tomondiale classe MotoGP: si chiama Desmosedici RR, prima moto stradale sul mercato strettamente de- rivata da un prototipo da corsa.Il 2007 invece vede due novità nella gamma della casa di Borgo Paniga- le. La prima è l’erede della 999: si chiama 1098, declinata nelle versioni 1098, 1098s e 1098s Trico- lore, è dotata di un motore bicilindrico stradale che eroga 160cv; la seconda è la Hypermotard, con cui Ducati scende nel campo delle supermotard. Alla fine del 2007 viene messa in produzione anche la versione R della 1098. La 1098R, con una cilindrata di 1198.4cc eroga una potenza di 180 CV (132.4 KW) a 9750 giri/min per 165 kg di peso comples- sivo. Nel 2008, dopo 15 anni di onorato servizio, il Monster viene rimpiazzato da un nuovo modello denominato Monster 696 che sostituisce il vecchio Monster 695 completamente ridisegnato con una nuova impronta stilistica e soluzioni tecnica d’avan- guardia come le pinze dei freni radiali Brembo, i tubi dei freni di tipo aeronautico, il cruscotto completa- mente digitale e la frizione ATPC antisaltellamento. A maggio 2008 l’autorevole rivista di settore “Moto- ciclismo”, attraverso la partecipazione popolare dei
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