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tutto famoso per la sua fabbrica di maioliche con tipiche decorazioni in monocromia azzurra, motivi e tipologie de- corative ripresi ancor oggi da artigiani locali. Durante la seconda guerra mondiale, Colle Ameno divenne un bunker nazista, centro di smistamento e vero e proprio campo di prigionia. Il recupero del Borgo, ad opera del Comune di Sasso Marconi, è iniziato negli anni Novanta e fino ad ora ha riguardato gli alloggi, alcune botteghe artigiane, un’osteria, l’originaria Villa Davia e parte della Ghisilieri, oltre a spazi didattici e museali tra cui l’Aula della Memo- ria, dedicata alle vittime di guerra. La Fondazione Marconi ha restaurato la chiesa, finemente decorata in stile tardo barocco bolognese con quadrature architettoniche e statue.
CASTELLO DE’ ROSSI
Noto anche come Palazzo de’ Rossi, fu edificato tra il 1482 il 1485 con tipico aspetto feudale dal banchiere Bartolomeo Rossi. Sorse nei pressi delle rive del Reno al fine di sfruttare le acque del fiume come forza motrice per le diverse imprese agricole e artigianali (mulino, segheria, cartiera). Il grande castello e il borgo adiacente con l’ora- torio e le scuderie, formano un complesso architettonico unico le cui caratteristiche principali soddisfino i bisogni fra le attività produttive, le abitudini signorili e la vita sociale di un borgo di campagna. Il palazzo fu luogo di soggiorno per diversi personaggi storici come i vari Papi Giulio II, Paolo III, Leone X, il nobile Giovanni Il Bentivoglio, il poeta Torquato Tasso e l’ex premier francese Francois Mitterand. Eretto in stile tardo gotico, si presenta ancor oggi nella sua mole imponente, pur avendo subito nel corso del tempo diverse modifiche. L’ingresso conduce a un cortile con scale e logge; all’interno della cinta merlata si apre un delizioso giardino all’italiana che, curiosamente, concertava le sue armoniche e curatissime linee con quelle dei filari a frutteto. Oggi ospita manifestazioni ed eventi privati, con un’ecce- zione: l’8 settembre di ogni anno, da oltre tre secoli, si svolge nel grande prato adiacente al castello e nella corte, una delle più famose fiere contadine, la Fìra di Sdaz, (la fiera dei setacci), assaggi golosi di prodotti locali. Mercanti e artigiani, artisti e cantastorie animano ed espongono per tre giorni opere, merci, macchine agricole e animali dome- stici in bella mostra ai visitatori, immersi in un’atmosfera autenticamente popolare, dall’alba a notte fonda.
PIEVE DEL PINO
Le origini della Pieve del Pino si perdono nella notte dei tem- pi. Il primo elenco, fortuito, dei plebanati della Diocesi di Bologna risale al 1300 e fornisce il nome di ben 28 chiese soggette alla Pieve del Pino: corrispondono alle parrocchie attuali, compresi i rispettivi oratori, oggi in parte scomparsi. Si andava da Sabbiuno a Monte Rumici, dal Reno al Save- na compreso Rastignano e Pianoro, allora Riosto. Nei tempi
Pieve del Pino
più antichi si chiamò soltanto S.Ansano. E’ opinione degli studiosi che fosse antichissima: un documento del 1056, ri- portato dal Muratori, ne attesta per primo la sua esistenza. Si riferisce alla liberazione della schiava Clarizia da parte della contessa Willa, avvenuta nella Chiesa di Musiano e officiata da Don Benzo di S. Ansano.
OASI NATURALE DI SAN GHERARDO
L’area interessata è stata oggetto di un lungo lavoro di ri- qualificazione: l’ex cava sabbiosa e ghiaiosa è stata infatti trasformata nel corso di un decennio dalla SAPABA, che ha realizzato due vasti bacini idrografici, oltre a percorsi e strutture ad hoc per l’accesso dei visitatori. L’Oasi si esten- de per 68 ettari lungo la bassa vallata del fiume Reno, (tra il Parco della Chiusa di Casalecchio di Reno e i Prati di Mugnano) e comprende i Calanchi di S. Gherardo e la parete arenaria del Balzo dei Rossi, connesse al fiume attraverso la rete idrografica superficiale. Qui sono state ri- create le condizioni ambientali ideali per la sopravvivenza di specie vegetali rare (con l’introduzione di diverse tipo- logie di piante acquatiche autoctone) e di razze animali come pesci, libellule, farfalle, ma anche rettili e anfibi che prosperano nelle zone umide d’acqua dolce (testuggini pa- lustri, tritoni, rane verdi e rosse, raganelle e rospi). Inoltre, la piantumazione di alberi e arbusti lungo il perimetro delle zone umide, oltre a consolidarne le sponde, ha arricchi- to la complessità ecologica dell’ambiente (ai prati aridi, ai querceti e alla vegetazione tipica dei calanchi e delle pareti rocciose si sono aggiunte piante palustri e il bosco ripariale con salici e pioppi), creando i presupposti per l’insediamento di numerose specie di volatili, che hanno trovato nella riserva naturalistica di S. Gherardo, l’habitat naturale in cui alimentarsi, riprodursi e rifugiarsi durante la migrazione e lo svernamento. Oggi l’Oasi è popolata da esemplari quali il beccaccino, la gallinella d’acqua ecc., rapaci (il falco pellegrino nidifica sul ciglio del Contrafforte Pliocenico) e uccelli dei cespuglieti e delle praterie calde. I visitatori possono ammirare da vicino i volatili e gli anfibi presenti nell’Oasi mediante appositi capanni attrezzati per l’attività di birdwatching e per l’osservazione dell’ambiente acquatico.
RISERVA DEL CONTRAFFORTE PLIOCENICO
Istituita nel 2006, la Riserva naturale è di gran lunga la più vasta della regione. Tutela il maestoso fronte roccioso che si sviluppa per una quindicina di chilometri trasversalmente alle valli di Reno, Setta, Savena, Zena e Idice, culminando negli scenografici rilievi dei monti Adone (654 m), Rocca
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