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  Parco Regionale dei Gessi Bolognesi
speleologi e naturalisti, e vede celati gli ingressi di oltre cento grotte e numerosi corsi d’acqua sotterranei dai per- corsi sinuosi e inconsueti. Un ambiente che ha il sapore di avventura e di mistero, dove anche la fauna si è evolu- ta e abituata alla vita nell’oscurità: ad esempio, presso la Croara il Rio dell’Acquafredda si inabissa per tornare alla luce dopo quasi3 km, in una specie di seconda sorgente lungo il Savena. Il Parco è il teatro delle contrapposizioni naturali: in superficie, sono evidenti i contrasti tra gli affiora- menti gessosi tra i torrenti Zena e Idice, con le grandi doline dell’Inferno e della Gaibola, e la Valle cieca di Ronzano chiusa da falesie selenitiche. Il parco tutela anche una zona di selvaggi ambienti desertici nota come Calanchi dell’Ab- badessa, formata da argille scagliose, le rocce più antiche dell’Appennino bolognese.
GROTTE DEL FARNETO E DELLA SPIPOLA
Nel cuore del Parco Regionale in località Farneto, tramite accesso dal Centro visita “Casa Fantini” , si accede alla Grotta del Farneto, scoperta nel 1871 da Francesco Or- soni, che trovò vasi, armi di bronzo, tazze, ciotole, utensili di corno e osso e avviò le prime importanti ricerche arche- ologiche. La grotta è celebre per alcune sepolture risalenti all’Età del Rame rinvenute dal grande speleologo bologne- se Luigi Fantini negli anni Sessanta in un riparo naturale creato da uno strato sporgente e oggi conservate presso il Museo della Preistoria “Luigi Donini” di S. Lazzaro, il Mu- seo Archeologico di Bologna e il Museo Archeologico Pa- leoambientale di Budrio. A seguito di lavori di cava, l’intero affioramento e la grotta sono rimasti per anni inaccessibili a causa di una frana che ne ostruiva l’ingresso, fino alla realizzazione di un intervento di recupero e messa in sicu- rezza che ne ha finalmente consentito la riqualificazione e la riapertura al pubblico nel 2008. Oggi la grotta è meta di visite guidate il cui calendario è disponibile consultando la pagina “Visite guidate”. In occasione della riapertura della grotta, è stata presentata la pubblicazione “La Grotta del Farneto: una storia di persone e di natura” curata da Annalisa Paltrinieri, giornalista da anni collaboratrice del Parco per il settore comunicazione, che, oltre a documen- tare l’intervento di recupero e messa in sicurezza dell’intera area, racconta la storia del luogo anche attraverso con- tributi affettivi, testimonianze e ricordi. Anche la scoperta della Grotta della Spipola è opera del buon Fantini. Si accede alla grotta dal fondo di Via Benassi, dove c’è l’area di sosta La Palazza, alla Ponticella. Impiegata come rifugio nel corso dell’ultima guerra, la grotta è oggi considerata tra le maggiori cavità europee scavate nei gessi. Alla grotta si accede da un ingresso artificiale costruito nel 1936 dal GBS (Gruppo speleologico bolognese) poco più in basso
dell’ingresso naturale, detto Bus d’la Speppla o Buco del Calzolaio. L’ingresso è posto sul fondo della dolina mag- giore di tutto il complesso dei gessi bolognesi (oltre 700 metri di diametro): al suo interno trovano spazio doline mi- nori e numerosi inghiottitoi da cui si accede ad altrettante grotte,oltre estesi boschi che rivestono invece il fondo e i versanti più freschi, mentre prati coltivi e un rado bosco a roverella, interrotto dagli affioramenti, occupano le aree più assolate e i declivi.
OASI FLUVIALE DEL MOLINO GRANDE
L’Oasi fluviale del Molino Grande si estende per una decina di ettari sulle sponde del torrente Idice, all’interno del Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa.
L’Oasi tutela un tratto di bosco ripariale dell’Idice ed è di particolare interesse per alcune presenze arboree monu- mentali e per la nidificazione di rare specie di uccelli.
Un facile sentiero permette di costeggiare il corso d’acqua per circa 2 km verso sud, attraversando una spettacolare vegetazione ripariale, lasciata allo stato di libera evoluzio- ne da venticinque anni.
La fauna è quella tipica delle aree golenali, abitate dalla rondine topino, il gruccione e dal martin pescatore.
Il nuovo laghetto è ricco di biodiversità, tra cui spiccano due specie botaniche particolarmente rare: il nanufaro e la ninfea sfrangiata. L’area naturale è gestita dal WWF della sezione di Bologna.
FIERA DI SAN LAZZARO
“Magistratura comunale, San Lazzaro il 28 aprile 1830 .... Veuto a cognizione questa Magistratura che in passato celebratasi una fiera di bestiami e merci in questo Comu- ne, e verificatosi che la medesima è compresa nell’elenco approvato dal Camerlengato si è dall’ill.mo Sr. Priore pro- posto l’attivazione della medesima, la quale proposizione è stata approvata con voti bianchi n. 13 e neri 3. Proposto la località, e stando alla consuetudine antica si è proposto il prato dell’osteria di questo capoluogo. Posto la proposizio- ne a partito è stata approvata con voti bianchi n. 16 e neri nessuno. Proposta l’epoca della celebrazione della fiera il consiglio ha disposto di tenerla poco prima, o poco dopo alla fiera di Funo, semprechè si possa ottenere l’abilitazione della Legazione ...”
Con queste parole scritte sul verbale della riunione del Con- siglio comunale di San Lazzaro di 188 anni fa nasceva, o meglio rifioriva, la Fiera di San Lazzaro. Letteralmente “fie-
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