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 OZZANO DELL’EMILIA www.comune.ozzano.bo.it
urp@comune.ozzano.bo.it
    NUMERI UTILI
  Comune
Via della Repubblica, 10.....051/791377
Biblioteca Comunale
Via S. Allende, 18........ 051/791370
Polizia Municipale
Via Papa Giovanni XXIII, 2.. 051/799839
Comune di Ozzano
Gruppo Pubblico Pro Loco di Ozzano
    Municipio
Ozzano dell’Emilia (13.741 abitanti) si estende lungo la pia- nura pedemontana sudorientale di Bologna, lungo i lati della Via Emilia e ad est del torrente Idice, con la forma caratteri- stica di un rettangolo lungo e stretto. Le sue origini risalgono all’antico impero romano, quando la città situata in quella che oggi è la frazione Maggio era chiamata Claterna, di cui il vicino torrente Quaderna conserva il toponimo. L’antico nome Ulgianum, derivato da Uliganum (Uligine), sottintende il significato di terra molle per la presenza di humus naturale. Il paesaggio collinare si adagia su una parte del Parco Regio- nale per la Biodiversità dell’Emilia Orientale e recentemente l’Unesco protegge due geo-siti come i Calanchi dell’ Abba- dessa e Valle del Rio Centenara. Ozzano dell’Emilia è una delle tappe immerse nel verde della Strada dei Vini e Sapori Colli d’Imola ed inoltre, per le sue caratteristiche geo-morfo- logiche, fa parte del GAL (gruppo di azione locale), per la valorizzazione dell’Appennino bolognese. In questo scenario ideale si inserisce a meraviglia la Facoltà di Medicina Vete- rinaria dell’Università di Bologna, forte polo d’attrazione e vivace realtà culturale del territorio che attira una moltitudine di studenti anche da fuori regione.
BORGO DI S. PIETRO
Sulle prime colline di Ozzano, ai confini con il Parco regio- nale dei Gessi Bolognesi e dei calanchi dell’Abbadessa e a monte della frazione di Maggio, sorge il grazioso, minusco- lo borgo di San Pietro. Qui sorgeva il Castello di Ulgianum, uno degli anelli nella catena di fortilizi che furono eretti in epoca medioevale a difesa della Via Emilia, la cui presenza è documentata negli Annali camaldolesi (1099) insieme alla Torre superstite, recentemente restaurata, che faceva parte delle mura del castello. Il Castello di San Pietro, riedificato dopo le distruzioni del 1175, e passato sotto la giurisdizione del Comune di Bologna, nel 1366 venne preso d’assalto dalle milizie di Bernabò Visconti e ancora nel 1420 dalle truppe di Braccio Fortebraccio. All’interno delle mura esiste- vano due chiese, la chiesa di San Lorenzo e la chiesa di San Pietro, l’unica sopravvissuta con il bel campanile svettante sul borgo. L’antica pieve, ampliata e restaurata negli anni 1771- 1772, fu ridisegnata nella facciata dall’architetto E. Colla- marini (1926), dotandola di timpano e di due nicchie in cui
ci sono le statue dei Santi Pietro e Lorenzo. Nel suo interno inoltre, si trovano le celebri colonnine romaniche, provenienti da Pastino, e l’antico Fonte Battesimale. Duecento metri oltre la chiesa di San Pietro, fa capolino la restaurata fontana Dall’Armi, espressione tardo-cinquecentesca e dependance della residenza di campagna della nobile famiglia bologne- se Dall’Armi.
Nel borgo di S. Pietro vi era un tempo un’antica osteria nota come la Trattoria delle Vecchine, rinomata in tutto il Bolo- gnese per essere l’unica cucina dove la sfoglia era tirata a mano dalla sdàura Maria, dove si vedeva bollire il ragù sul fornello per ore ed ore sotto lo sguardo della Nina, e la carne alla brace veniva spesso arrostita dagli avventori, nel grande camino sempre acceso. Oggi l’esercizio continua la tradizione delle vecchine, impegnandosi a cucinare come un tempo per mantenere vivo il ricordo di un luogo mitico che ha visto alternarsi quattro generazioni della famiglia Avoni.
CHIESA DI SANT’ANDREA
Sorta nel Cinquecento in località Sant’Andrea, la piccola chiesa custodisce le spoglie della Beata Lucia da Settefonti. Con questo nome è conosciuto il personaggio storico della badessa Lucia, venerata dai Camaldolesi come fondatrice del ramo femminile dell’ordine e ricordata anche nel nome del parco regionale. Fino al 1149 la chiesa di Sant’Andrea appartenne ai monaci camaldolesi dell’Abbazia di San Mi- chele Arcangelo di Castel de’ Britti; poi la chiesa passò in possesso delle monache del medesimo ordine, del Monaste- ro di Santa Cristina di Stifonte. Nel 1158 le suore si trasfe- rirono nel caseggiato annesso alla chiesa di Sant’Andrea e da qui, nel 1245, in quello di Santa Cristina della Fondazza di Bologna, loro casa madre. La chiesa però, retta da un cappellano, continuò ugualmente ad officiare. Con la beati- ficazione della consorella Lucia, le monache camaldolesi ot- tennero il consenso di traslare le sacre ossa dalla decadente chiesina di Santa Lucia di Settefonti a quelle di Sant’Andrea e Santa Cristina della Fondazza, dove ancora oggi sono cu- stodite in urne collocate sopra ad altari costruiti in suo onore. L’ antica leggenda delle Settefonti racconta i turbamenti amorosi tra l’Abbadessa Lucia e il cavaliere Rolando, che in sella al suo cavallo percorreva ogni mattina il calanco,
118 Bologna Sagre e Borghi
  Abbadessa














































































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