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guito nel 1953 su incarico di un Comitato appositamente formatosi. L’illustre figlio di Molinella è raffigurato in posizio- ne eretta, vestito del caratteristico paletot, con il cappello in testa e con la mano destra dal dito indice alzato in un gesto tipico di declamazione oratoria verso il popolo. Su di un lato è riportata una frase attribuita allo stesso Giuseppe Massarenti: «Opera per l’avvento di una società nella qua- le il mio bene è il tuo bene, il mio male è il tuo male». Nato in una famiglia di umili origini , rimasto presto orfano di padre, fu avviato dallo zio agli studi universitari in farmacia. Entrò presto in contatto con gli esponenti del movimento ra- dicale e socialista emiliano-romagnolo, guidati dal leader Andrea Costa. Appassionato alla difesa dei diritti dei ceti rurali più deboli, colpiti dalla crisi agraria e dalla trasfor- mazione capitalista dei rapporti sociali nelle campagne, fondò nel 1892 la sezione molinellese del partito socialista italiano e la Lega di resistenza in cui venivano rivendicate le otto ore di lavoro e l’esercizio di collocamento. Abile organizzatore e difensore dei diritti dei lavoratori, guidò i braccianti agricoli e le mondine nella rivendicazione di di- ritti sociali ed economici più umani, fondando la Coopera- tiva di Consumo (1896) e la Cooperativa Agricola (1905). Destituito dalla carica di sindaco, fu costretto all’esilio in Svizzera e San Marino, non perdendo mai di vista l’im- pegno per i ceti più deboli, guadagnandosi la nomea di apostolo della cooperazione. Inviso agli ordini gerarchici fascisti, lasciò di nuovo il suo paese per trasferirsi a Roma, dove venne arrestato nel 1926 e inviato al confino per altri sette anni. Nel 1937 subì un altro arresto e venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico romano. Alla fine della secon- da guerra mondiale fece ritorno nella natia Molinella dove morì nella primavera del 1950.
PALAZZO DELLE BISCIE
Alle porte di Molinella si erge orgogliosa di quel tempo che fu, la Torre del Palazzo delle Biscie.
Sotto vi scorreva il Canalazzo che collegava il Po di Prima- ro a Bologna, con le sovrastanti vedette che dominavano la pianura. Avamposto militare, dogana e rifugio di viaggiato- ri, la Torre ha ospitato tra gli altri il poeta Ludovico Ariosto e il condottiero Bartolomeo Colleoni, ferito ad una gamba durante la Battaglia della Riccardina del 1467 (passata alla storia come primo conflitto caratterizzato dall’uso mas- siccio di armi da fuoco pesanti). Dalla fine del Cinquecento il Palazzo diventa residenza dei Malvezzi Campeggi e da allora nel corso degli anni si trasforma profondamente, qua- si cambiando d’abito ad ogni atto della storia. Dal 2007 si veste dei colori e delle magiche atmosfere delle tele del suo proprietario, l’artista Sergio Frascari, che si è occupato del restauro della Torre, del recupero del Palazzo e dell’ampio parco circostante.
SELVA MALVEZZI
Zona un tempo boscosa e selvaggia da cui deriva il nome di Selva, già nei possedimenti di Matilde di Canossa nell’Alto Medioevo, venne donata secondo la leggenda, dalla Contessa ai cittadini di Budrio perché la risanassero e la rendessero fertile, con successiva annessione alla pro- prietà parrocchiale di Budrio. Il periodo di maggior splen- dore e autonomia si deve però con l’istituzione del feudo Malvezzi alla fine del Quattrocento: la zona venne data in amministrazione dal papa Callisto III alla famiglia senato- riale bolognese dei Malvezzi. I Conti avevano inoltre diritto di sangue sui sudditi come era d’uso nei feudi medioevali. I Malvezzi fecero costruire la borgata, ottimamente con- servata ancor oggi, nella quale spiccano il Palazzo del Governatore, residenza del Governatore della contea,(con
annessi ospedale, botteghe, magazzini e case d’abitazio- ne); il Palazzo Comitale, residenza dei Conti, fu eretto attor- no al 1455 mentre il Palazzaccio, fortezza rinascimentale sorta dopo il 1491 ad opera di Matteo IV del ramo Mal- vezzi Campeggi, fu realizzato per difendere la contea sulla strada per Budrio e Bologna. Una grande torre affiancata da un imponente corpo basso caratterizza l’antico castello, restaurato nel Seicento e caduto in abbandono già prima dello scioglimento del feudo, utilizzato dagli agricoltori come deposito ed abitazione. In seguito a diversi crolli, di cui l’ultimo nel 1985, la struttura si trova parzialmente in stato di rovina. Il dominio feudale si protrasse fino al 1796 quando, con l’arrivo dei francesi, il territorio fu incorporato nel Dipartimento del Reno.
CAMPANILE DI DURAZZO
Durazzo era una frazione di Molinella fin dagli inizi dell’Ot- tocento. Attualmente è solo un nome per contraddistinguere la zona in cui sorgeva il nucleo abitato, ora parte della fra- zione di San Martino in Argine. Oggi Durazzo non ha più alcuna abitazione, visto che il campanile è l’unico superstite dell’antico borgo. Il borgo fu completamente abbandonato attorno al 1828 a causa di continui alluvionamenti. La chie- sa appartenente a questo campanile fu dismessa da luogo di culto il 28 Agosto dello stesso anno causa inagibilità, preludio a un successivo crollo. Il campanile stesso, interra- to per oltre 3 metri da laterizi e fango lasciati dalle esonda- zioni dei fiumi circostanti, venne restaurato nel 1992.
CENTRO STUDIO METEOROLOGICO
La stazione meteorologica “Giorgio Fea”, localizzata pres- so il sito rurale di San Pietro Capofiume , è di proprietà dell’ARPA Emilia Romagna, mentre il CNR collabora ed implementa misure continue ed esegue campagne di mi- sura da oltre trent’ anni. Attrezzata per rilevazioni di gas online biossido di zolfo, ammoniaca, ossidi azoto, ozono , campionamento di particolato atmosferico per speciazio- ne chimica, speciazione in continuo delle principali specie non refrattarie del particolato submicronico (Aerosol Mass Specrometer, AMS) e misure di concentrazione numerica (twin-DMPS ) in collaborazione con l’Università di Kuopio (Finlandia). La stazione attualmente e’ parte del progetto SUPERSITO. ARPA: esegue misure radar, radiosondaggi e opera una stazione fenologica. Nella stazione si trovano strutture di supporto all’attività di ricerca: un laboratorio di chimica, copertura wi-fi dell’intera area, distribuzione della corrente elettrica attraverso specifiche torrette dislocate in diversi punti del campo, una torre a due piani adatta al campionamento fino a 7 metri di altezza. Per queste sue caratteristiche la Stazione viene utilizzata per campagne di misura collegate a progetti nazionali ed internazionali. La stazione fa inoltre parte della rete internazionale ACTRIS.
LA VALLAZZA
All’interno del Parco La Torretta si estende in una zona umi- da di 85 ettari La Vallazza, area paludosa superstite all’o- pera di bonifica circostante, di proprietà della cooperativa “Giuseppe Massarenti”, situata sulla strada per Selva Mal- vezzi. In un’area perimetrale delimitate dai pioppi, un fitto intrico di canne palustri cinge un vasto specchio d’acqua, su cui galleggiano numerose varietà di ninfee e di lenticchie d’acqua, la comune nadrela. E’ l’habitat ideale per rane e tartarughe, bisce e altri rettili acquatici. Qui nidificano abi- tualmente folaghe, svassi e diverse specie di anatre e non è raro imbattersi in qualche esemplare di airone cinerino. All’interno degli argini e nelle golene libere da colture si riscontra un’avifauna e una vegetazione di analoga tipo-
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