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  titolo della chiesa venne affidato allo stesso Giovanni, che ottenuta nel 1372 licenza di edificazione del nuovo tem- pio, le diede titolo di San Giovanni Battista, dal suo nome e di quello di suo figlio Battista.
Solo nel 1732, con l’arrivo di Don Tommaso Morelli, in- vestito con bolla cardinalizia del titolo di quinto Arciprete di Minerbio, dopo numerosi rifacimenti e modifiche della malridotta chiesetta trecentesca, si diede il via alla costru- zione dell’odierna Chiesa Arcipretale, su esecuzione del progetto di uno dei più importanti architetti dell’epoca, già artefice del famoso Santuario di San Luca: l’architetto Carlo Francesco Dotti.
Al suo interno sono conservate alcune importanti opere, tra cui un’Addolorata della scuola di Guido Reni, oggetto di particolare devozione popolare, che tradizione vuole abbia in più occasioni girato gli occhi verso i fedeli. Ca- polavoro di indubitabile fascino scenografico è il gruppo scultoreo della Gloria del Cristo, opera di Giuseppe Maz- za, caratteristico esempio dello stile del pieno barocco bo- lognese. Nell’abside realizzata dal Dotti, il gruppo plastico inizialmente era privo di una consistente fonte di luce: essa infatti proverrà dalle finestre aperte nei muri laterali della camera, che nel 1813 l’architetto Angelo Venturoli aggiunse all’abside originaria (proprio per ospitare la scultura suddet- ta). Attualmente la penombra del presbiterio, procurata da pesanti tende di colore marrone alle finestre, contribuisce a focalizzare l’attenzione del visitatore sulla luminosissima gloria collocata sull’ancona dell’ Altar maggiore all’interno della camera aggiunta, determinando così una modalità di approccio a Dio diversa da quella pensata dal Dotti, e suggerendo che attraverso la mediazione necessaria della Chiesa terrena uniformata a Cristo, la tensione dell’uomo deve essere rivolta primariamente a Dio.
Di fianco alla chiesa sorge la canonica, (sempre elaborata dal Dotti) la cui facciata semplice e proporzionata è rimasta inalterata, mentre il campanile (1700) fu abbattuto alla fine
della seconda guerra mondiale dai tedeschi in ritirata. Il Patrono di Minerbio, San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno.
PIEVE DI SAN GIOVANNI IN TRIARIO
Sulla strada verso Budrio, di particolare interesse è la Pieve di San Giovanni in Triario. La chiesa, che risale probabil- mente all’XI secolo, conserva ancora l’antichissima vasca battesimale, oltre a tele attribuite a Daniele da Volterra.
Al suo interno è presente anche un’originale Museo della Religiosità Popolare.
La Pieve fu scelta come location da Pupi Avati nel film “Le finestre che ridono”, facendo da sfondo al romanzo “La campana dell’arciprete” della giallista bolognese Danila Comastri Montanari. Il libro narra di una saga contadina con delitto ambientata nel 1824, ai tempi della Restaura- zione pontificia, dopo la sconfitta del sogno napoleonico. Il lunedì di Pasquetta si tiene la consueta corsa campestre in occasione della festa di San Giovanni in Triario.
MUSEO DELLA RELIGIOSITA’ POPOLARE
La Pieve di San Giovanni in Triario, situata nella frazione di San Giovanni in Triario, ospita un originale Museo della Religiosità in cui sono documentate numerose testimonianze artistiche per lo più inerenti il culto religioso diffuso nella campagna bolognese. Costruita con lo scopo di recupera- re una memoria popolare che altrimenti rischierebbe di an- dare perduta, la raccolta ricostruisce il mutare delle forme espressive e delle sue consuetudini pur nella perennità del messaggio cristiano.
Diversi i documenti contenuti nella mostra: dai quadri alle stampe, dalle statue agli apparati in legno lavorato e di- pinto, dal materiale catechistico e liturgico agli oggetti di pietà, fino alle preghiere dialettali, le consuetudini familiari e le immagini sacre.
CASTELLO DI SAN MARTINO IN SOVERZANO
Il castello di San Martino in Soverzano è uno degli edi- fici storici più significativi e al tempo stesso sorprendenti del contado bolognese, ponendosi come un eccezionale compendio in cui architettura, arte e storia si fondono in una multiforme testimonianza di vita, di cultura e di civiltà. L’antico maniero, a pianta rettangolare con rivellino e dop-
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