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tuente al centro della città, è in gran parte una ricostruzione novecentesca, che reintegra l’originale portico seicentesco e la facciata della Galleria Nuova. Tutto questo importante patrimonio storico-artistico è stato duramente colpito dal ter- remoto del 2012 che a Mirandola causò anche 4 vittime. A distanza di sette anni, molti anche gli interventi in corso e quelli da intraprendere per riportare il paese al suo aspetto originario. Una curiosità: la tradizionale maschera della cit- tà, Mirandolina, è protagonista della celebre opera teatrale “La locandiera” di Carlo Goldoni.
DA VEDERE
BAITA DELLE VALLI
Il terremoto ha danneggiato il maestoso Barchessone Vec- chio, a San Martino Spino, che si ergeva silenzioso e affa- scinante nel cuore delle Valli mirandolesi. Al suo posto ora una Baita di legno che funge da punto di riferimento per chi voglia scoprire il territorio di Mirandola.
CASTELLO DEI PICO (Attualmente chiuso)
Il castello dei Pico è situato nella parte nord-occidentale del centro storico di Mirandola. Fu una roccaforte famosa in Eu- ropa come leggendariamente inespugnabile, appartenne al casato dei Pico, che regnò su Mirandola per oltre quattro secoli (1311-1711) e che la arricchì in epoca rinascimentale con importanti opere d’arte. Il castello dei Pico, insieme al palazzo comunale, costituisce un’icona e un simbolo della città di Mirandola. Il castello era caratterizzato da un’e- norme torre, che scoppiò a causa di un fulmine nel 1714. Il terremoto del 2012 ha reso inagibile il castello.
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CHIESA DI SAN FRANCESCO
(Attualmente in fase di recupero)
Il complesso della chiesa di San Francesco, comprensivo dell’attiguo convento e chiostro, è uno dei più antichi della cit- tà, già presente ai primordi dell’assetto urbano del XIII secolo. Si tratta di una delle prime chiese francescane dell’Emilia, costruita pochi anni dopo la canonizzazione del Santo (1228) e sistemata nelle forme attuali nell’anno 1400. L’im- portanza dell’edificio è inoltre dovuta al suo ruolo di Pan- theon della famiglia Pico: al suo interno si trovano le arche pensili di Galeotto (1499), di Prendiparte (1394) opera di Pier Paolo dalle Masegne, di Spinetta (1399), di Giovan Francesco I e Giulia Boiardo, i genitori di Giovanni Pico (1467). La monumentale chiesa rischiava di essere chiusa, dopo che i Francescani la lasciarono definitivamente nel 1994. Cosicché, grazie al già vescovo di Carpi, Mons. Bassano Staffieri, fu affidata in modo continuativo, nel gen- naio del 1997, a Don Luciano Ferrari, sacerdote diocesano e cappellano all’Ospedale “Santa Maria Bianca”. Questi la resse, in qualità di rettore, fintantoché, vista l’età avan- zata, il nuovo vescovo Mons. Elio Tinti, appena insediatosi, decise di assegnarla, dal 19 ottobre 2001, alla Congre- gazione dei “Missionari Servi dei Poveri” (Boccone del Po- vero). Il terremoto del 20 maggio 2012 ha reso inagibile, a causa delle vistose lesioni riportate, tutto l’edificio sacro, la sagrestia, l’annesso convento vecchio e il campanile. La torre campanaria, dopo il nuovo e violento sisma del 29 maggio 2012, è crollata sulla Chiesa e sui locali circostanti, distruggendoli quasi totalmente (è rimasta in piedi solo la facciata).
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