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 sta Nasalli Rocca da Corneliano, Arcivescovo di Bologna. L’ariosa facciata tripartita ricorda l’architettura delle chiese seicentesche, mentre la cupola ottagonale, che si protende in una lanterna pure ottagonale, contribuisce a conferire alla costruzione un pregevole slancio verso l’alto. A fianco della facciata si innalza il campanile (45 m), frutto di una munifica donazione del Comm. Aristide Volpe. L’interno della chiesa, a navata unica, è semplice ed essenziale, ma non mancano opere di pregio, come la grande pala dell’Altar Maggiore, opera del bolognese Emilio Taruffi, oltre a quella presente nell’abside, una tela attribuita a Dioniso Calvart. Dall’ingresso si possono invece ammirare affreschi del Lambertini e recenti raffigurazioni dei quattro Evangelisti ad opera di Dal Re. La parete di fondo ospita un quadro di Elisabetta Sirani raffigurante la Madonna del Ro- sario con i quindici Misteri e un crocifisso ligneo di fine Ot- tocento. Nel transetto destro si colloca inoltre un prezioso Crocefisso in legno dorato offerto in dono dai parrocchiani all’inizio del secolo XIX. La parete di fondo è occupata dal grandioso organo realizzato dalla Ditta Paccagnella di Padova, installato nel 1989 a cura di Mons. Alberto di Chio. Meritano una menzione anche due opere del pittore bolognese Fabio Fabbi, (ma casalecchiese di adozione), Fabio raffiguranti S. Rita e S.Giovanni Bosco. Dai piedi della Chiesa di San Martino parte l’antico Sentiero dei Bre- goli, in dialetto bràgguel, un’antica mulattiera immersa nei boschi, una Via Crucis che collega direttamente la chiesa di S. Martino al Santuario di San Luca.
CHIUSA E CANALE DI RENO
La Chiusa di Casalecchio di Reno è la più antica opera idraulica d’Europa ancora in funzione, che da ben ottocen- to anni pilota le acque del fiume Reno e le veicola tramite il sistema dei canali, fornendo alla città di Bologna e all’in-
tera pianura quell’energia motrice che ha reso fiorente il territorio, preservandolo da disastri e inondazioni, con un contributo decisivo al benessere collettivo.
La prima Chiusa stabile in legno venne costruita nel 1208 a spese del Comune di Bologna per fornire forza motrice ai mulini e agli opifici della città medievale in piena espan- sione, oltre che per alimentare vie navigabili che aprissero ai prodotti bolognesi canali commerciali internazionali. Risi- stemato il Canale di Reno che collega la Chiusa alla città, Bologna riuscì ad alimentare un fitto reticolo idraulico di canali che ne fece una città d’acque, nonché un grande centro europeo di produzione del velo di seta.
Ricostruita più volte, la Chiusa non riusciva tuttavia a regge- re periodicamente le violenti piene e nell’anno 1567, Papa Pio V ne ordinò la ricostruzione in muratura. Su progetto di Jacopo Barozzi, detto il Vignola, sorse la grande chiusa, ancora oggi eccezionale testimonianza idraulica dell’epo- ca.
Simbolo dell’acqua che ha unito i bolognesi nei secoli, la Chiusa è stata inserita nel Programma UNESCO 2000- 2010 dei Patrimoni Messaggeri di una Cultura di Pace a favore dei Giovani con la seguente motivazione: “L’Acqua è sorgente di vita, la sua conservazione e la condivisione con i vicini sono sorgenti di pace”. Il Consorzio della Chiu- sa di Casalecchio e del Canale di Reno gestiscono le visite guidate alle strutture, ripercorrendo la storia ed illustrando le funzioni operative di un tempo e di oggi. In particola- re, il 29 agosto e’ prevista un’apertura straordinaria degli impianti per celebrare la ricorrenza del 29 agosto 1969, quando i privati cittadini furono ammessi per la prima volta nell’organo di governo delle acque cittadine.
PARCO DELLA CHIUSA
Noto anche come Parco Talon, il Parco della Chiusa è co- stituito dagli ex possedimenti dei marchesi Sampieri Talon, che dal Seicento in queste lande costruirono diverse ville.
Il parco ha conosciuto momenti di grande splendore mon- dano, in particolare nel Settecento. Nell’Ottocento lo scrit- tore francese Stendhal (Grenoble, 23 gennaio 1783 – Pari- gi, 23 marzo 1842), assiduo frequentatore di questi luoghi, lo paragonò al Bois de Boulogne. Dal 1975 il parco è di proprietà comunale ed è stato aperto al pubblico. Ancora oggi è possibile immaginarne gli antichi fasti nobiliari pas- seggiando lungo i viali alberati, sostando nei grandi prati all’inglese e attraversando boschetti pensati apposta per
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