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ne edificato Palazzo Nuovo, noto come Palazzo Re Enzo (1245), figlio dell’Imperatore Federico II di Svevia, catturato nella battaglia di Fossalta (1249) e quivi imprigionato per ben 23 anni fino alla morte. Di rilievo la Sala del Trecento (1386) ad opera dell’architetto Di Vincenzo, mentre al l’in- signe architetto, restauratore e letterato bolognese Alfonso Rubbiani si deve il ripristino dell’aspetto gotico con il restau- ro delle originarie merlature, le arcate del pianterreno, la scala quattrocentesca e la riapertura delle finestre a trifora, che danno sulla piazza del Nettuno.
PALAZZO D’ACCURSIO
Palazzo d’Accursio
Il Palazzo Comunale o Pubblico è costituito da due diver- si edifici accorpati in un’unica struttura quadrangolare: il Palazzo d’Accursio e il Palazzo del Legato. Il nucleo più antico è costituito dal Palazzo d’Accursio, dal nome del noto commentatore di diritto romano di cui il Comune ac- quistò la dimora a fine Duecento. I piani alti divennero nel 1336 residenza degli anziani consoli, (I membri della più alta magistratura cittadina), mentre il loggiato fu adibito a deposito della biada (da cui trae il nome di Palazzo della Biada). L’attuale facciata gotica che si affaccia su Piazza Maggiore e la torre dell’orologio sono opera dell’architet- to Fioravante Fioravanti (1425-28). In seguito alla caduta della signoria dei Bentivoglio e il consolidamento del po- tere di Papa Giulio II, si realizzarono gli appartamenti del Legato Pontificio (da cui il nome di Palazzo del Legato), con il portale d’ingresso di Galeazzo Alessi (1550) e la statua di Papa Gregorio XIII (1576). Lo scalone cordonato che permetteva l’ascesa a cavallo è attribuito al Bramante. All’interno del piano nobile si trovano la Sala d’Ercole e la Sala del Consiglio Comunale, mentre al secondo livello stazionano la Sala Farnese e la Cappella del Legato (o Farnese). Al terzo piano sono ospitate invece le Collezioni Comunali d’Arte (con opere dal sec. XIII al XIX) e il Museo ‘Giorgio Morandi’, temporaneamente trasferito al Mambo.
FONTANA DEL NETTUNO
Punto di riferimento e di ritrovo per i bolognesi che nutro- no un sano affetto per il Nettuno, ribattezzato il Gigante. L’opera rinascimentale, nata per glorificare il pontificato di Papa Pio IV, fu realizzata tra il 1563 e il 1566. La base ar- chitettonica della fontana fu realizzata dal siciliano Tomma- so Laureti che si avvalse della collaborazione dello scultore fiammingo Jean de Boulogne, detto il Giambologna che realizzo’ la scultura bronzea del Nettuno, nell’atto di pla- care le acque, simbolo del potere politico papale sulla cit-
Fontana del Nettuno
tà. Ai lati della vasca si trovano quattro iscrizioni in latino: Fori Ornamento (fatta per ornare la piaz- za), Aere Publico (fatta con denaro pubblico), Populi Commodo (ad uso del popolo) MDLXIIII ( anno dell’opera 1564 anche se ultimata due anni dopo) piuÙ le iscri- zioni dei committenti.
Ai lati della vasca rico- perta con marmo di Ve- rona, scorrono le acque sgorganti dai seni di
quattro nereidi (ninfe marine), appollaiate sui delfini e sovra- state da quattro putti ai piedi del Nettuno, simboleggianti i quattro fiumi continentali (Gange, Nilo, Rio delle Amazzoni e Danubio) allora conosciuti. Più volte restaurato, recintato per protezione, smontato e nascosto in tempi di guerra, al Nettuno e’ legato l’aneddoto sulle notevoli dimensioni del suo attributo grazie ad un effetto ottico riscontrabile sul pavimento da una precisa angolazione, in luogo della cosiddetta pietra nera della vergogna.
BASILICA DI S. PETRONIO
Basilica di S. Petronio
Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bolo- gna, e il colle sopra bianco di neve ride.
È l’ora soave che il sol morituro saluta e torri e ‘l tempio, divo Petronio, tuo; le torri i cui merli tant’ala di secolo lambe, e del solenne tempio la solitaria cima...”(G. Carducci)
La Basilica di S. Petronio, dedicata al Santo patrono della città, è la chiesa principale di Bologna, sesta per ordine di grandezza in Europa e quarta in Italia dopo S. Pietro In Vaticano, il Duomo di Milano e il Duomo di Firenze. Nacque per volontà del Comune di Bologna, deciso ad affermare la propria autonomia politica e religiosa, con l’idea di costruire un monumento che superasse per dimen- sioni anche S. Pietro (disegno poi abbandonato a causa dei vertici ecclesiastici papali poiché si sarebbe trattato di uno sgarbo inaffrontabile per l’epoca). Il progetto originale,
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