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donato dai persicetani ai Bentivoglio come ringraziamento per l’escavazione del Cavamento, un collettore delle ac- que che rese coltivabili e abitabili vaste zone del territorio persicetano verso Crevalcore. All’interno della villa si con- servano affreschi attribuiti al Guercino, eseguiti tra il 1617 e il 1632. Per questo castello il Guercino dipinse anche il celebre Cane degli Aldrovandi, su commissione dall’amico Filippo Aldrovandi e oggi esposto in un museo di Pasade- na, in California.
IL PALAZZACCIO
La Casa dell’Abate, meglio nota come Palazzaccio, è un rarissimo manufatto medioevale a struttura mista in legno e muratura, costruito in un periodo compreso tra la seconda metà del Settecento e la prima metà dell’Ottocento. Era la sede di rappresentanza extra-territoriale dell’Abbazia del Monastero di Nonantola. Il nome dispregiativo dell’edifi- cio deriverebbe sia dalle antiche funzioni esattoriali che dalle precarie condizioni in cui versava. Si tratta di un «edificio-fossile», oggetto di grande interesse data la rarità, l’antichità della struttura e delle modalità costruttive, nonché per la presenza di una stratificazione quasi millenaria. Il Palazzaccio è stato infatti sottoposto ad un lento ma conti- nuo processo di trasformazione per la sostituzione graduale degli elementi lignei con muratura, che lo ha condotto da una condizione di edificio-fondaco a carattere non residen- ziale, ad un assetto prevalentemente abitativo. Dopo vari passaggi di proprietà, il Palazzaccio è stato acquistato dal Consorzio dei Partecipanti il 6 ottobre 1958. Negli anni Settanta l’edificio è stato sottoposto ad un intervento di restauro conservativo e di consolidamento strutturale, co-
ordinata dalla Soprintendenza ai Monumenti di Bologna.
EX CONVENTO DI S. FRANCESCO
Il primo documento relativo all’insediamento francescano in terra persicetana risale al 1234. La chiesa e il convento di San Francesco, inizialmente ubicati fuori dall’abitato, en- trarono a fare parte del tessuto urbano nel 1318, mediante l’inclusione entro la fossa difensiva che cingeva il paese e tramite la costruzione, tra il XVII e il XVIII secolo, di un percorso porticato, affinchè i fedeli dal centro potessero comodamente raggiungere il luogo di culto. Il momento più propizio per la comunità francescana si verificò alla fine del Quattrocento grazie all’afflusso di pellegrini devoti ad un’immagine della Madonna cui si attribuivano incredibi- li miracoli. In quegli anni venne ingrandito il convento e sistemato il chiostro, ben conservato, mentre all’inizio del Cinquecento fu dipinto un grande affresco, all’interno del refettorio, rinvenuto da pochi anni dietro un’intercapedine, che rappresenta l’Ultima Cena. I caratteri stilistici e croma- tici rinviano all’ambito veneto. La primitiva chiesa fu abbat- tuta nel 1742 quando fu deciso di costruirne una nuova monumentale su progetto di A. Torreggiani. All’esterno la chiesa appare sobria per l’uso della pietra sagramata e per la mancanza di elementi decorativi, ad eccezione di una cornice, posta sotto il tetto, che percorre tutto il perimetro della fabbrica, eccetto la zona nord rimasta incompiuta. La chiesa, priva dell’abside, è tamponata da una parete rettilinea dipinta all’interno con la tecnica del trompe l’oeil in modo da proiettare l’impressione di un prolungamento architettonico. L’unica ampia navata, con sei altari laterali, è decorata mediante un elegante decorazione plastica in
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