Page 62 - SAGRE E BORGHI MODENA 2020
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 CIMITERO DI SAN CATALDO
La storia di Modena “raccontata”
attraverso l’evoluzione del modo di concepire la sepoltura dei morti
  Poco fuori dal centro storico, nell’omonima strada, si tro- va il Cimitero metropolitano di San Cataldo, un monumento che racconta la storia di Modena attraverso l’evoluzione del modo di concepire la sepoltura dei morti dal 1858 in poi attraverso la scultura e importanti opere di architettura.
È composto da due parti nettamente distinte, un’antica e una recente.
PARTE ANTICA
La prima parte venne realizzata tra il 1858 e il 1876 su progetto dell’architetto modenese Cesare Costa. È un vero museo all’aperto, i cui monumenti raccontano la storia della scultura modenese tra la fine dell’Ottocento e l’ini- zio del Novecento. La pianta della sezione ottocentesca è rettangolare, caratterizzata da un quadriportico dorico interrotto da
timpani a forma di tempio greco e da grandi tombe di famiglia agli angoli.
Nelle tombe sono presenti diversi manufatti di importante valore artistico, come le opere di Giuseppe Graziosi (“Compianto sul Cristo morto” e “Il profeta Ezechiele”) e di Alessandro Cavazza (“Angelo involante un’anima”).
All’interno del cimitero si trovano le sepolture dei militari della Prima Guerra Mondiale e il sacrario dei caduti della Seconda Guerra Mondiale. Al centro è installata la scultura “Una battaglia per i partigiani” realizzata nel 1971 da Arnaldo Pomodoro.
Tra i defunti seppelliti in questa parte si trovano anche Enzo Ferrari (in una tomba a fianco di quella del figlio Dino), il ristoratore Telesforo Fini (1888-1971), il ginna- sta Alberto Braglia (1883-1954), l’attrice Virginia Reiter (1862-1937), il commediografo Paolo Ferrari (1822-1889), l’architetto Cesare Costa (1801-1876) gli ex sindaci Luigi Albinelli e Alfeo Corassori.
PARTE MODERNA
La seconda parte del cimitero è stata progettata nel 1971 dall’architetto Aldo Rossi ed è frutto della sua interpreta- zione del significato della morte e del ricordo.
La parte più importante dei disegni relativi a questo proget- to è conservata negli archivi del Museum of Modern Art di New York. L’insieme degli edifici del complesso cimiteriale si configura come una città, caratterizzata da percorsi retti- linei e porticati, lungo i quali si sviluppano i loculi.
È la “città dei morti” in contrapposizione alla “città dei vivi”. L’elemento centrale è il Cubo, una grande costruzione qua- drata destinata ad ossario, che prende luce da una serie di piccole e profonde finestre. È la rappresentazione della casa dei morti, un grande edificio incompiuto e abbando- nato. Espressione magistrale della poetica di Aldo Rossi, il cimitero è un analogico percorso attraverso le immagini collettive della “casa dei morti”, filtrate attraverso la memo- ria personale dell’architetto. I
l cimitero rimane un edificio pubblico con la necessaria chiarezza e razionalità dei percorsi, con un giusto uso del suolo. Esternamente è chiuso da un muro con finestre al fine di fornire ai cittadini ed ai visitatori un’immagine finalmente circoscritta dell’idea spaziale. La malinconia del tema della morte non lo stacca però dagli altri edifici pubblici. Il suo ordine e la sua collocazione comprendono anche l’aspetto burocratico della morte. L’edificio, oggi parzialmente realiz-
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