Page 109 - SAGRE E BORGHI MODENA
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A distanza di sei anni, molti anche gli interventi in corso e quelli da intraprendere per riportare il paese al suo aspetto originario.
Una curiosità: la tradizionale maschera della città, Mirando- lina, è protagonista della celebre opera teatrale “La locan- diera” di Carlo Goldoni.
DA VEDERE
BAITA DELLE VALLI
Il terremoto ha danneggiato il maestoso Barchessone Vec- chio, a San Martino Spino, che si ergeva silenzioso e affa- scinante nel cuore delle Valli mirandolesi. Al suo posto ora una Baita di legno che funge da punto di riferimento per chi voglia scoprire il territorio di Mirandola.
CASTELLO DEI PICO (Attualmento chiuso)
Il castello dei Pico è situato nella parte nord-occidentale del centro storico di Mirandola. Fu una roccaforte famosa in Eu- ropa come leggendariamente inespugnabile, appartenne al casato dei Pico, che regnò su Mirandola per oltre quattro secoli (1311-1711) e che la arricchì in epoca rinascimentale con importanti opere d’arte. Il castello dei Pico, insieme al palazzo comunale, costituisce un’icona e un simbolo della città di Mirandola. Il castello era caratterizzato da un’e- norme torre, che scoppiò a causa di un fulmine nel 1714. Il terremoto del 2012 ha reso inagibile il castello.
CHIESA DI SAN FRANCESCO
(Attualmente in fase di recupero)
Il complesso della chiesa di San Francesco, comprensivo dell’attiguo convento e chiostro, è uno dei più antichi della città, già presente ai primordi dell’assetto urbano del XIII secolo.
Si tratta di una delle prime chiese francescane dell’Emilia, costruita pochi anni dopo la canonizzazione del San- to (1228) e sistemata nelle forme attuali nell’anno 1400. L’importanza dell’edificio è inoltre dovuta al suo ruolo di Pantheon della famiglia Pico: al suo interno si trovano le
arche pensili di Galeotto (1499), di Prendiparte (1394) opera di Pier Paolo dalle Masegne, di Spinetta (1399), di Giovan Francesco I e Giulia Boiardo, i genitori di Giovan- ni Pico (1467). La monumentale chiesa rischiava di essere chiusa, dopo che i Francescani la lasciarono definitivamente nel 1994. Cosicché, grazie al già vescovo di Carpi, Mons. Bassano Staffieri, fu affidata in modo continuativo, nel gen- naio del 1997, a Don Luciano Ferrari, sacerdote diocesano e cappellano all’Ospedale “Santa Maria Bianca”. Questi la resse, in qualità di rettore, fintantoché, vista l’età avanzata, il nuovo vescovo Mons. Elio Tinti, appena insediatosi, decise di assegnarla, dal 19 ottobre 2001, alla Congregazione dei “Missionari Servi dei Poveri” (Boccone del Povero).
Il terremoto del 20 maggio 2012 ha reso inagibile, a cau- sa delle vistose lesioni riportate, tutto l’edificio sacro, la sa- grestia, l’annesso convento vecchio e il campanile. La torre campanaria, dopo il nuovo e violento sisma del 29 maggio 2012, è crollata sulla Chiesa e sui locali circostanti, distrug- gendoli quasi totalmente (è rimasta in piedi solo la facciata).
DUOMO
La chiesa di Santa Maria Maggiore, meglio conosciuta come Duomo di Mirandola, ha un impianto originario tar- do-gotico. Fautori della costruzione furono Giovanni e Fran- cesco I Pico. Iniziata verso il 1440, venne continuata da Giovan Francesco I Pico e nel 1470 dai fratelli Galeotto e Anton Maria. Varie modifiche e restauri, ultimati nel 1885, comportarono la ricostruzione dell’attuale facciata in forme quattrocentesche e pseudo-rinascimentali. L’interno era a tre navate con volte a crociera costolonate e conservava pregevoli dipinti, affreschi e monumenti funebri, fra cui due preziose ancone lignee dorate opere della scuola di Paolo Bonelli e due pale d’altare di Sante Peranda. Il campanile è alto 48 metri. La parte inferiore è tardo-quattrocentesca. Nel XVII secolo fu rialzato e nel 1888-1889 fu rifatta la guglia terminale.
Il Duomo è stato gravemente danneggiato dal terremoto del 20 maggio 2012, mentre le navate e il tetto sono com-
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