Page 45 - bologna borghi
P. 45

 Teatro Arena del Sole
mi, prosa e veglioni carnevaleschi. Fu meta ambita dalle grandi compagnie nazionali e internazionali, dalla nascita fino agli anni Trenta, per poi divenire un cinematografo dal 1949. Nel 1984 il Comune di Bologna acquista l’immobile e lo sottopone a una radicale ristrutturazione. Nel 1995 l’A- rena del Sole rinasce a nuova vita sotto la direzione di Da- ria Fo con il nome Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna e si compone di tre spazi teatrali: Sala Grande (dedicata ai classici della drammaturgia, commedie e musical), Sala InterAction (monologhi) e Chiostro dell’Arena. Dal 1995, e sino ad oggi, Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna ha prodotto circa 70 allestimenti e ospitato circa 1000 spet- tacoli, per un totale di oltre 1 milione 500 mila spettatori.
PALAZZO POGGI
Cuore della polis culturale, lungo la centralissima via Zam- boni tra i civici 31-33, Palazzo Poggi divenne sede del Rettorato e dell’Università dal 1803. Elegante costruzione rinascimentale impostata su un bel portico di ordine dorico dovuta a Pellegrino Tibaldi, fu eretta attorno alla metà del XVI secolo come dimora del cardinale Giovanni Poggi. Nel 1711 nacque l’Istituto delle Scienze, fondato dal ge- nerale Marsili, con il prezioso ciclo di affreschi delle storie di Ulisse del Tibaldi (1549). Il palazzo è sovrastato dalla medievale Torre della Specola (Torri, 1725) nata come os- servatorio astronomico, la cui ricca collezione di strumenti è custodita nell’omonimo museo. Un’ala del complesso è oc- cupata dalla Biblioteca Universitaria, architettata da Carlo Francesco Dotti (1756) per volontà di Benedetto XIV, impre- ziosita da otto sale decorate per mano del Tibaldi. Degna di nota la magnifica sala lettura scaffalata in noce settecen- tesco, dove trova posto anche la Quadreria , una raccolta di circa seicento ritratti di personaggi illustri dell’epoca
EX GHETTO EBRAICO
Nel cuore del centro medievale si dipana l’antico Ghetto Ebraico, un labirinto lastricato di stradine, passaggi sospe- si, voltoni, finestrelle che descrivono la storia della comu- nità ebraica bolognese, le cui prime tracce risalgono al tardo Trecento. Per volontà di Papa Paolo IV, dal 1556 gli ebrei vennero confinati in un rione chiuso, per poi essere espulsi definitivamente nel 1593. L’avvento napoleonico, nel 1795, riaprì loro le porte del ghetto, anche se la loro presenza tornò a crescere sensibilmente solo tra il 1830 e il 1930. Una nuova svolta storica del ghetto fu invece segnata dalla nuova persecuzione con le leggi razziali del
1938. All’ombra delle due torri, nel trapezio tra via Ober- dan e via Zamboni, scorreva in maniera tranquilla la vita di bottegai, artigiani e ricchi banchieri, delimitata solo dai tre varchi ufficiali, sorvegliati dal personale in divisa dall’alba al tramonto. Al n.16 di via dell’Inferno, strada principale del ghetto, risiedeva la storica sinagoga, visitabile da singoli e da gruppi solo su prenotazione. La sinagoga fu edificata nel 1928 e ricostruita nel 1954 dopo le distruzioni belliche. La facciata prospetta su via Mario Finzi al n.4, con ingresso da via de’ Gombruti 9. La sinagoga è tutt’ora in uso alla comunità ebraica di Bologna.
PRATELLO
In origine chiamato Peradello, cioè luogo alberato con peri, è l’antichissima strada porticata lunga circa 600 me- tri, tagliata fuori dal sistema murario nell’Alto Medioevo, allora più campagna che città. Nel corso dei secoli, via del Pratello è sempre stato un microcosmo a se’ stante, un campo aperto attraversato dagli esclusi e dagli emarginati: conosciuta dai più come contrada del malaffare, abitata da ladri e prostitute, truffatori dediti al gioco d’azzardo, schiavi e alcolizzati, cacciatori di topi e spie, stranieri ed affamati, bottegai e lavandaie, dedite a sciacquare i panni nel cana- le Reno (monumento dedicato in via della Grada). Dal do- poguerra il Pratello è stato sede di movimenti politici, moti studenteschi, case occupate, centri sociali e radio libere (Radio Alice 1976). In un contesto sociale sempre dinamico e variegato si ritrova la movida bohemienne, tra locali af- follati e trattorie popolari, locande e taverne, circoli culturali ed Osterie alla vecchia, in un clima comunitario dove il tempo sembra essersi fermato. Tra i locali più frequentati, si possono annoverare il Barazzo, il piu’ antico bar della strada, il Bar de’Marchi, da Osvaldo, il Bar Piratello, non- ché nuovi locali di nouvelle cousine e negozi di sfogline, il Teatro del Pratello, sito al n. 53. In via del Pratello è situata inoltre la Comunità minorile del Pratello, che ospita i minori colti a delinquere, in attesa del processo giudiziario. La stra- da, nota per la sua anima fracassona, è spesso al centro di polemiche da parte dei comitati anti-rumore, specie durante la giornata di Liberazione del 25 aprile.
BOLOGNA SOTTERRANEA
Nascosta sotto il tessuto urbano, scorre la sotterranea rete di canali che alimentava l’industria tessile della città, croce- via dell’antica via della Seta, che faceva di Bologna una piccola grande Venezia. L’acqua alimentava gli oltre cento mulini da grano e da seta che garantivano una certa pro- sperità industriale, oltre servire la popolazione per uso do- mestico e favorire il sistema fognario. I percorsi dei canali, tombati e interrati alla fine dell’Ottocento, sono visibili da alcuni scorci: l’affaccio sul canale delle Moline dalla pittore- sca finestrella di via Piella, il salto delle acque di via Capo di Lucca, piuttosto che l’antico canale Reno ai piedi del pontile di via della Grada. L’opera di ripulitura e restauro alle vie d’acqua consente l’accesso alle visite guidate al tor- rente Aposa,( unico corso naturale di 7,5 km che attraversa la città da nord a sud fino alla confluenza nel Navile), e ai Bagni di Mario, ovvero la Conserva di Valverde (1563), enorme cisterna, strutturata su due livelli, che approvvigio- nava la Fontana del Nettuno
 43























































































   43   44   45   46   47